Crowdfunding, che dilemma

Crowdfunding, che dilemma

Il giorno in cui sono stata chiamata da Larry della Juilliard School, ricevendo la notizia di essere stata ammessa, è stato probabilmente uno di quei giorni che non dimenticherò mai. Poco dopo stavo piangendo tra le braccia della mia mamma, mentre mia sorella sparava parolacce in fila per sei col resto di due e bla bla bla… insomma, tutte cose di cui potete trovare documentazione sul mio profilo Instagram, risalente al 13 Marzo 2017.

Il problema

Quella felicita è durata circa 45 minuti, dopo di che è arrivato a casa mio papà.

Per quanto fossimo tutti contenti del grande successo, abbiamo presto realizzato che non eravamo certamente in possesso di un albero che facesse crescere banconote. Poco dopo a tavola, durante la cena, eravamo tutti pensierosi, sapendo perfettamente che essere stata ammessa non era semplicemente un successo, ma un altro grande ostacolo da dover superare.

Nonostante io abbia proseguito con le mie audizioni per altri istituti, in cuor mio sapevo quale fosse il mio posto, e non ho mai dimostrato incertezze quando in famiglia si parlava di alternative, come per esempio scegliere la via più semplice accettando il posto propostomi alla London Contemporary Dance School.

La soluzione

Siamo infine giunti ad una conclusione in famiglia: si sarebbe fatto tutto il possibile per riuscire a coronare questo sogno. E così abbiamo fatto, con le forze di familiari, amici, conoscenti e non.

Ho infatti deciso di avviare una campagna crowdfunding per raggiungere la cifra che la borsa di studio, i contributi familiari e le donazioni non erano in grado di coprire. Si trattava di circa 12.500 $ scoperti da dover racimolare in tre mesi. Nel giro di un paio di settimane ho girato breve video che raccontava la mia storia, e pubblicato la campagna online:

 

Nel giro di trenta giorni HO raggiunto la quota prefissa, grazie a donazioni di amici e conoscenti che hanno preso a cuore la mia storia e il mio obiettivo.

Se mi sono sentita in imbarazzo? Certamente. Il motivo? Specialmente perché mi sentivo una mendicante online, o meglio perché è cosi che gli italiani percepiscono la raccolta fondi.

Ho ricevuto grandi critiche, in faccia e alle spalle, di persone che reputavano la mia raccolta egoista, perché

“per raggiungere un sogno ?!.. chiedi soldi? Il mondo è pieno di persone che vogliono raggiungere i loro sogni… se tutti dovessero chiedere soldi per questo staremo freschi. C’è gente che sta malissimo e gli servono soldi per operazioni importanti.. lì lo capisco.. ma nel tuo caso…”

 

Inutile dire io mia sia sentita uno schifo nel giro di 30 secondi.

Ma poco dopo…

E specialmente ora, a distanza di due anni e mezzo, mi dico che fare quella raccolta fondi non è stato affatto un errore.

Ho imparato che mettere online una richiesta d’aiuto, che sia per motivi di studio, di salute, o per un progetto personale, non è mai un errore, perché sarà discrezione del pubblico ritenere se il motivo sia valido o meno. Ci sono persone ancora interessate al mecenatismo, che hanno piacere di supportare l’arte… chiaramente (ancora) poche persone in Italia, guardando al panorama artistico che urla decadenza.

Quindi ad oggi mi chiedo

Cosa avrei dovuto fare? Rinunciare al conservatorio di arte dello spettacolo più importante al mondo per mancanza di soldi? Dopo anni ed anni di duro lavoro per potervi accedere?  Ho messo al primo posto la mia formazione, è vero, ma se mi fossi preoccupata dei soldi in partenza, sarei mai arrivata dove sono ora? Se tutti lasciamo che i soldi siano d’ostacolo ai nostri sogni, arriveremo mai da qualche parte?

Credo che se avessi rinunciato a tale possibilità per motivi economici sarebbe stato una piccola parte della morte dell’arte in Italia, perché credo fortemente siano proprio giovani come me a poter fare la differenza un giorno nel nostro paese, riportando l’arte dello spettacolo in vigore.

Io, personalmente, ho letto ogni singola donazione ricevuta come un messaggio di conforto non solo nei miei confronti, ma nei confronti della cultura e dell’arte.

Voglio prendere un momento per ringraziare tutti coloro che mi hanno supportata con qualsiasi cifra, in qualsiasi situazione economica, solo perché hanno deciso di supportare una richiesta “insolita”. Trovo che una malattia, l’ammissione ad un istituto che assicuri alta formazione, o il surriscaldamento globale, siano tutti motivi che meritano attenzione quando si tratta di raccolta fondi, perché di banconote al mondo ce n’é abbastanza per risolvere tutti questi problemi e molti altri, se si vuole veramente.

Quindi vi dico: esponete la vostra causa con confidenza, qualunque essa sia, e poi sarà compito della persona che avete di fronte decidere se supportarla o meno.

Infine, dall’altro lato, fate una “buona azione” al giorno, che se ci pensate può non essere altro che raccogliere un bicchiere di plastica caduto a terra, pagare un biglietto per vedere uno spettacolo in teatro, o adottare un bambino a distanza. A vostra discrezione.

 

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